Giovanni Maria RICCIO | Projects
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COMMON GOODS: REGIMI NORMATIVI, GIURISPRUDENZA INTERNA ED INTERNAZIONALE E BEST PRACTICES
Approfondita la definizione della nozione romanistica di res communes omnium e analizzate le categorie coinvolte, quali beni, diritti e autorità, è opportuno dirigere la ricerca verso taluni aspetti specifici, di là dalla titolarità pubblica o privata, connessi al loro utilizzo in maniera da preservarne la integrità. In primo luogo, un'indagine sia storica che filosofica della categoria dei beni comuni appare essenziale per sgomberare il campo dal peso di apparati concettuali ormai giudicati inadeguati a una realistica considerazione del presente.In secondo luogo, la fase del controllo sull'uso dei beni si presenta come principale specificità. Ciò richiede una sinergia tra le autorità investite di tale funzione al fine di garantire che i titolari dei medesimi, privati o pubblici che siano, realizzino il loro compito nel rispetto della sostenibilità. Tale specificità si collega a un'ulteriore funzione, ovvero quella di prevenire eventuali abusi, in maniera da risultare efficace sotto il profilo delle tutele e delle garanzie apprestate, nella consapevolezza dell'incidenza delle nuove tecnologie nella fruizione, valorizzazione e promozione dei beni.Poiché l’indagine muoverà dalla definizione dei beni comuni, derivante dai lavori della Commissione Rodotà, come quelli funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo della personalità che devono essere salvaguardati sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo più lontano abitato dalle generazioni future, si richiede un consequenziale coinvolgimento sinergico dei diversi settori disciplinari presenti nel Dipartimento di Scienze giuridiche. In questa prospettiva costituirà traccia di approfondimento la correlazione tra gli artt. 2, 9, 42 e 43 Cost. (che prevede la possibilità di affidare oltre che ad enti pubblici, “a comunità di lavoratori o di utenti” la gestione di servizi essenziali, di fonti di energia e di situazioni di monopolio) L’analisi, quindi, tenderà a dimostrare come il profilo più rilevante non è più quello dell’ “appartenenza” del bene, ma quello della sua gestione, che deve garantire l’accesso al bene e vedere la partecipazione di soggetti interessati.Certamente verranno evidenziate le singole prospettive proprie di un approccio della pubblica amministrazione ai beni comuni senza tralasciare i profili di natura commerciale ed economica e i possibili risvolti di responsabilità civile e penale connessi all'uso e all'abuso nell'utilizzo degli stessi.Poiché la categoria dei beni comuni propone un nuovo rapporto tra mondo delle persone e mondo dei beni, da tempo sostanzialmente affidato alla logica del mercato, diventa necessario operare una nuova riflessione sullo stesso rapporto tra Stato e mercato proprio perché bisogna interrogarsi sulla funzione che il bene deve svolgere nella società. Verrà, inoltre, esaminato il rapporto tra democrazia, libertà e comunità attraverso la categoria teorica e politica dei beni comuni e dei conflitti che attorno ad essa, alla loro appropriazione e al loro governo, si realizzano quotidianamente nel mondo.Fondamentale agli intenti da raggiungere si rivelerà il contributo fornito dalle corti nazionali, europee e internazionali, sui vari profili di rilevanza della nozione e dello statuto giuridico dei beni comuni.Infine, il progetto terrà conto anche delle esperienze già maturate nella materia oggetto dell’indagine: l’istituzione di un assessorato per i beni comuni nel Comune di Napoli; l’approvazione di una legge sull’acqua pubblica da parte della Regione Puglia; l’approvazione da parte della Regione Piemonte sugli open data, sull’accesso alle proprie informazioni; la presentazione di due disegni di legge sui beni comuni al Senato della Repubblica.