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CAUSE PERDUTE. MITI E CULTURE DEI VINTI TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
I primi casi riguardano alcuni patriottismi monarchici sconfitti nei conflitti ottocenteschi: il legittimismo francese, il carlismo spagnolo e il borbonismo napoletano, che avevano le proprie radici nelle guerre dell’impero e nei conflitti tra rivoluzione e contro rivoluzione e si rinnovarono poi nell’Ottocento nello scontro con il liberalismo. Gli altri spostano la prospettiva su movimenti che si formano dopo conflitti civili condizionati dalla presenza di diversi progetti nazionali, come il confederatismo nordamericano e il reducismo messicano, o che intrecciarono le guerre interne con grandi conflitti globali, come nel caso dei banchi russi o dell’Italia dopo la guerra. I perdenti sviluppano una relazione che mischia il presente e la memoria. Le cause perdute sono rintracciabili in numerose esperienze dell’età contemporanea dalle guerre civili ottocentesche alle vicende dei bianchi russi o dei nazionalisti cinesi nel Novecento. Se non capaci di ribaltare le condizioni politiche e sociali determinate dalla disfatta, rielaborano la loro sconfitta in forme diverse, a volte combinando nostalgia e mitizzazione del passato, in altri casi producendo riflessioni teoriche solide e durature. Il confronto tra le Cause perdute consente di esaminare tipologie a volte molto diverse. In alcune esperienze i materiali prodotti dagli sconfitti subiscono un progressivo logoramento che ne determina la scomparsa dal discorso pubblico, riaffiorando solo in particolari fasi politiche e sociali (come per il borbonismo napoletano), in altri contesti sviluppano intense analisi intellettuali, influenti e capaci di diventare riferimenti importanti anche al fuori delle culture di provenienza (come nel caso dei russi dopo la rivoluzione nel XX secolo –Sorokin- o dei legittimisti francesi nel XIX secolo – Chateaubriand-), mentre storie come quella dei confederati americani finirono per creare la Lost Cause per eccellenza, con istituzioni come i congressi dei veterani dellaArmy of Northern Virginia e le associazioni femminili sudiste capaci di rinnovarsi fino ai nostri giorni, altri esempio sono quelli di vere e proprie tradizioni politiche regionali che nate nell’Ottocento si sono adattate alle vicende politiche e ai conflitti del Novecento (come i carlisti spagnoli). Queste culture hanno però in comune l’aver subito una sconfitta drammatica ed irreversibile, la produzione di un risentimento collettivo e di un ripensamento radicale che può avere caratteri individuali, di gruppo o regionali, la presenza di una minoranza capace di produrre dei repertori ideologici e culturali capaci di persistere nella memoria, o di venire recuperati in particolari congiunture. Infine in alcuni momenti hanno prodotto materiali rintracciabili nel discorso pubblico contemporaneo con siti internet, musei, associazioni regionali o in importanti e durature tradizioni intellettuali. Per mantenere una coerenza tra i diversi contributi, si propone di esaminare tre momentifondamentali: • la costruzione del mito della causa perduta generato dai vinti dopo la fine del conflitto • la rielaborazione, basata sul riadattamento del passato o su narrazioni successive o l’adattamento a nuove realtà, attraverso intense produzioni intellettuali • la presenza nel discorso pubblico sulla costruzione di narrazioni durature .
Struttura | Dipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM | |
Responsabile | PINTO Carmine | |
Tipo di finanziamento | Fondi dell'ateneo | |
Finanziatori | Università degli Studi di SALERNO | |
Importo | 1.850,00 euro | |
Periodo | 29 Luglio 2016 - 20 Settembre 2018 | |
Gruppo di Ricerca | PINTO Carmine (Coordinatore Progetto) |