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NUOVE DIMENSIONI GIURIDICHE DELLA OBIEZIONE DI COSCIENZA TRA CENTRALITA' DELLA PERSONA E RUOLO PUBBLICO DELLE RELIGIONI

L’attuale contesto della globalizzazione e delle trasformazioni che ad essa variamente si riconnettono contribuisce ad alimentare la rinnovata ed in gran parte assecondata pretesa di Chiese e confessioni religiose (soprattutto quelle di più tradizionale e sicuro radicamento sociale) ad assumere un condizionante ruolo pubblico. Invero, è proprio richiamando, nella sostanza, le ragioni profonde di questo riposizionamento che trova terreno fertile la progressiva e pervasiva trasposizione sul piano civile – ovverosia dell’ordine secolare – di «convinzioni o regole di vita di ispirazione religiosa (per esempio in materia di morale sessuale, aborto, contraccezione, diritti del concepito, famiglia e divorzio, scuola pubblica e privata)» che, in quanto tali, dovrebbero diversamente esaurire, quantomeno in ipotesi, la propria vincolatività nell’ordine religioso (Colaianni). Ora, nonostante la poca sensibilità che la dottrina, allo stato, mostra per una più ampia visione sistematica del fenomeno, l'odierna riproposizione del tema dell'obiezione di coscienza, unitamente all'estensione del suo riferimento soggettivo (si discorre ormai di una obiezione "collettiva") e della sua estensione oggettivo-materiale (l'obiezione va estendendosi ai rapporti tra privati, si pensi tipicamente ai rapporti di lavoro e, più in generale, alle attività economiche ed imprenditoriali), sembra avere molto a che fare con le suddette evidenze e riprodurre le tensioni che vi si sottendono e le accompagnano. Tanto perché, nei fatti, è proprio la coscienza a farsi carico del compito di veicolare sul piano secolare il valore precettivo (anche) delle credenze di fede, contrapponendole a convinzioni e regole che, dichiarandosi invece immuni dall’interferenza religiosa, si autodefiniscono “laiche”. Ebbene, il rischio insito in questa estensione non è da sottovalutare e va quindi colto adeguatamente, come in effetti la ricerca intende fare. A venire implicato è infatti, nell'essenza, il modo stesso di intendere ragioni sostanziali e forme attuali della tutela della coscienza, dal momento che questa rischia talora di allentare sino quasi a smarrire del tutto il più genuino ancoraggio alla salvaguardia dell’individuo e della sua identità che ne giustifica la valorizzazione nell’ordine secolare, per porsi diversamente quale cinghia di trasmissione di un potere (religioso, appunto) oltre i confini che sarebbero ad esso propri e di esso esclusivi. Ora, al fondo, questa ricerca intende collocarsi proprio su questo essenziale snodo problematico di cui intende valorizzare l'ampia portata ricostruttiva e di principio. Essa infatti non solo aspira a conseguire una profonda ed esaustiva conoscenza delle nuove dimensioni, soggettive ed oggettive, della obiezione di coscienza contemporanea vagliandone l'impatto sui plurimi e diversificati settori dell'ordinamento giuridico nazionale (e non solo di questo, essendo la ricerca rivolta naturalmente ad indagare l'approccio al tema che emerge sul piano del diritto comparato e multilivello) e riconducendo queste evidenze ad un quadro d'insieme coerente ed il più possibile esaustivo ma soprattutto intende svelare la vastità e la profondità dell'impatto che il riconoscimento incondizionato della coscienza produce su principi e regole di natura, in senso lato, costituzionale: legalità, laicità, uguaglianza e pari dignità delle credenze di fede (e non solo di fede).

StrutturaDipartimento di Scienze Giuridiche (Scuola di Giurisprudenza)
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.524,00 euro
Periodo20 Novembre 2017 - 20 Novembre 2020
Proroga20 febbraio 2021
Gruppo di RicercaD'ANGELO Giuseppe (Coordinatore Progetto)
DALIA Cristina (Ricercatore)
ELEFANTE Carmela (Ricercatore)
FAUCEGLIA Giuseppe (Ricercatore)
GALIANO MARIANGELA (Ricercatore)
MENICUCCI Mauro (Ricercatore)
MURINO Filippo (Ricercatore)