Gabriele FRASCA | Projects
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LA FINE DEL SOGNO SOVIETICO
La ricerca, per quanto necessiti di nuovi studi e dell'acquisizione di una complessa intelaiatura bibliografica, finirà inevitabilmente col rivelarsi una sorta di séguito (se non di premessa) a quella avviata lo scorso anno, e che aveva a riprova un titolo che la ricorda molto da vicino: "Il risveglio dal sogno americano". Ritengo difatti, a fronte delle esplicite contrapposizioni ideologiche degli anni della cosiddetta Guerra Fredda, che siano state ampiamente sottovalutate le connessioni evidenti fra i due grandi sistemi immaginari che nel loro stesso nascere avevano non a caso privilegiato fra le arti e i media innanzi tutto il cinema (più di quanto non avrebbe fatto in Occidente il totalitarismo nazi-fascista, che pure ebbe un'attenzione particolare per la settima arte ma fu sicuramente più attratto dall'uso propagandistico della radio). L'evoluzione insomma dell'immaginario letterario che aveva nel XIX secolo accompagnato il dilagare della borghesia in quello sostanzialmente crossmediale e apparentemente senza classi nel quale siamo tuttora immersi, fortemente globalizzato malgrado le sue evidenti contraddizioni e distorsioni, non può essere in alcun modo compreso se non si ritorna a indagare con maggiore oculatezza sulla corrente apparentemente nascosta cha dagli anni Venti del secolo scorso fino a quelli immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale ha più volte connesso e persino confuso l'immaginario liberista americano (sia pure nelle chiuse del trionfo dei buoni sentimenti in cui l'aveva convogliato l'amministrazione Roosevelt) e quello bolscevico (opportunamente passato al setaccio dell'ottimismo coatto dalla severa censura stalinista). Che ci siano delle evidenti connessioni che dovrebbero mettere in preavviso ogni buon ricercatore tipologico-culturale è un dato di fatto: il più grande manifesto rivoluzionario della cinematografia sovietica, "Ottobre" di Sergej M. Ejzenstejn, girato nel 1927, è stato tratto come si sa dall'emozionate reportage dell'americano John Reed, "Ten Days that Shook the World" (1919); così come la più imponente e utile monografia sulla cinematografia sovietica resta ancora "Kino: A History Of The Russian And Soviet Film", apparsa nel 1960 a opera di Jay Leyda (che aveva vissuto per qualche anno in URSS), vale a dire di quello stesso autore che ha prodotto alcuni fra i più interessanti lavori sul padre della letteratura americana, Herman Melville. Dall'altra parte, non andrebbe mai dimenticato l'apporto fondamentale degli intellettuali comunisti americani, molti dei quali esplicitamente iscritti al PCUSA, alla grande fortuna internazionale di Hollywood, e come persino opere che sembrerebbero la quintessenza del "sogno americano", come "It's a Wonderful Life" (1946) di Frank Capra, si debbano a degli sceneggiatori che sono finiti tutti, ma proprio tutti, sotto la lente d'ingrandimento della Commissione per le Attività Antiamericane. A completare il quadro basterebbe ricordare come il primo vero grande romanzo americano apparso dopo la guerra, "Lolita" (1955), l'abbia in verità scritto un russo come Vladimir Nabokov, che aveva da acceso anticomunista non a caso rotto non poche amicizie (a partire da quella con Edmund Wilson) a causa delle posizioni esplicitamente filosovietiche di tanti intellettuali americani. Gl'intrecci insomma sono tanti, anche al di là di quanto la cultura europea sia stata lungo gli anni della Guerra Fredda il naturale confine semiotico fra le due possenti macchine dell'immaginario. Quello che stupisce allora è che ci sia ancora chi resti convinto di una presunta vittoria ideologica americana, e non si renda conto di quanto questa non sarebbe stata possibile senza la fusione dei due immaginari, responsabili entrambi non a caso del progressivo impoverimento della letteratura, ritenuta ideologicamente più ingovernabile, e alla quale sia il liberismo americano che il totalitarismo sovietico hanno imposto una precisa museruola estetica.
Department | Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DISPAC | |
Principal Investigator | FRASCA Gabriele | |
Funding | University funds | |
Funders | Università degli Studi di SALERNO | |
Cost | 1.400,00 euro | |
Project duration | 20 November 2017 - 20 November 2020 | |
Proroga | 20 febbraio 2021 | |
Research Team | FRASCA Gabriele (Project Coordinator) |