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Davide Francesco TARIZZO Progetti

POPULISMO: ANALISI TEORICA E INDAGINE STORICA

La ricerca si propone di verificare la discrepanza tra l'uso pubblicistico (politico-mediatico) del concetto di populismo che si è andato affermando in Europa negli ultimi anni e l'uso scientifico del termine che cambia a seconda dei contesti disciplinari e delle situazioni storiche che vengono prese in esame dagli studiosi. L'ipotesi di fondo di cui si intende esplorare la consistenza è che esista una definizione economicistica di populismo, fornita a partire dagli anni settanta nelle università statunitensi in relazione alla situazione politica in America Latina, e che in funzione di questa accezione specifica del populismo si sia avviata la campagna anti-populista in Europa a partire dal 2012.Tra agosto e dicembre di quell’anno, prima Merkel, poi Monti, poi Van Rompuy, poi l’intero vertice del Partito Popolare Europeo, si sono dichiarati allarmati per l’ascesa del populismo in Europa. Da quel momento in avanti, la parola populismo ha invaso i media. Ma cosa intendevano Merkel e Monti per populismo? C'è da dubitare che avessero in mente i classici studi sul populismo elaborati nel corso degli ultimi decenni nel campo della storia, della sociologia, della politologia. E’ più probabile che pensassero al modo in cui la parola è usata da importanti organi di governance economica internazionale come la Banca Mondiale, nei cui documenti il termine populismo gioca da tempo un ruolo preciso e particolare. Analizzando un paio di questi documenti (Populist Fiscal Policy, 2008; Populism and Polarization, 2016) ci si rende conto che la Banca Mondiale tende a definire populista ogni politica di redistribuzione delle risorse (dunque ogni politica favorevole al mantenimento del welfare e contraria alla riduzione sistematica delle tasse). Politiche di redistribuzione sono definite populiste, tecnicamente, perché si rivolgono “to all voters”, al popolo degli elettori indiscriminatamente, e non a settori specifici della società di cui i singoli partiti politici dovrebbero, secondo questi documenti, difendere gli interessi circoscritti. L’effetto complessivo prodotto da questa retorica, solitamente etichettata come neoliberista, è una radicale delegittimazione di un certo tipo di progettualità politica che nel Novecento veniva giudicato come un’opzione pienamente democratica e viene ora rubricato come un’opzione, per l’appunto, populista: anti-istituzionale, anti-politica, anti-democratica. E’ con questo significato che il lemma populismo è stato lanciato nel dibattito pubblico europeo.Di qui una serie di domande:1) Qual è il retroterra storico e teorico di quest'uso particolare del concetto di populismo?2) Qual è la matrice epistemologica di questo trattamento del concetto?3) Quali sono i riscontri empirici di questo genere di indagini?4) Chi sono gli autori che più hanno influenzato questo tipo di dibattito?5) Quali sono i contesti storici da cui sono nate queste ricerche?6) Quale tipo di rapporto si può stabilire tra gli studi sul populismo più conosciuti dal pubblico accademico e questi studi molto specialistici noti perlopiù solo alle classi politiche e al ceto finanziario?Tali domande sventagliano un campo interamente nuovo di investigazione che investe di petto la filosofia, nell'accezione che la disciplina ha ricevuto soprattuto con Foucault: uno studio dei dispositivi di sapere/potere nelle società moderne e contemporanee.

StrutturaDipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione/DISUFF
Tipo di finanziamentoFondi dell'ateneo
FinanziatoriUniversità  degli Studi di SALERNO
Importo1.430,00 euro
Periodo20 Novembre 2017 - 20 Novembre 2020
Proroga20 febbraio 2021
Gruppo di RicercaTARIZZO Davide Francesco (Coordinatore Progetto)
LISCIANI PETRINI Enrica (Ricercatore)