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IL FRANCESE A NAPOLI IN EPOCA ANGIOINA

La ricerca, partendo anche dallo studio precedente della proponente, intende riesaminare la questione dell’impiego del francese a Napoli durante il periodo angioino, analizzando la lingua di manoscritti copiati a Napoli, come il “Romanzo di Tristano in prosa” in BnF fr 756-757, il “Guiron le Courtois” della Biblioteca Marciana di Venezia (fr XV (228), forse il “Meliadus” di Londra (BL Additional 12228, il “Fets des Romains” in BnF fr 295 e l’“Histoire ancienne jusqu’à César” (BL Royal 20 D I), oppure scritti in francese da abitanti del Regno come il volgarizzamento delle “Epistole a Lucilio” (1309 circa), l’ “Institution” o “Statuts de l’Ordre du Saint Esprit” (1352), composto da o per Luigi di Taranto marito di Giovanna I, e la compilazione storica trasmessa dal codice parigino BnF fr 688 (post 1343 probabilmente). A questi si affiancheranno i documenti in francese provenienti dagli archivi angioini e salvati dalla distruzione dell’ultima guerra. Si cercherà così di elaborare un quadro delle caratteristiche del francese di Napoli, per poi confrontarlo con altri testi provenienti soprattutto dall’Oriente francese, come la “Cronaca del Templare di Tiro” e la “Cronaca della Morea”, anch’essa probabilmente un prodotto degli ambienti angioini in Acaia. Questo permetterà di valutare fino a che punto si possa parlare di francese ‘coloniale’ per il regno di Napoli, paragonando i tratti linguistici con quelli isolati per altri testi provenienti da Oriente. Tale modello linguistico potrà poi essere confrontato con la lingua di una ventina di altri manoscritti un tempo attribuiti a Napoli e in seguito spostati all’area Genova-Pisa, un’area pur sempre sotto l’influenza angioina all’epoca. Un altro filone della ricerca che si intende portare avanti è quale fosse l’apporto dell’occitano nel Regno. Tra le componenti galloromanze venute a Napoli con Carlo I spiccava senz’altro un gran numero di Provenzali che sono poi rimasti nel Regno dopo la scomparsa di molte famiglie francesi; Roberto d’Angiò, si dice, conosceva e scriveva in occitano grazie ai lunghi soggiorni ad Avignone. Ciononostante, è una lingua che sembra scomparire se non per la presenza di grafie occitane in alcuni manoscritti francesi, per esempio, la “Bible moralisée” in BnF fr 9561 e l’“Histoire ancienne” in BnF fr 1386, nonché nel manoscritto BnF it 304, contenente una versione della “Cronaca di Partenope”, uno dei primi testi volgari provenienti da Napoli.I risultati della ricerca dovrebbero essere pubblicati in forma cartacea e/o online, in una serie di saggi.

DepartmentDipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM
FundingUniversity funds
FundersUniversità  degli Studi di SALERNO
Cost1.600,00 euro
Project duration11 December 2013 - 11 December 2015
Proroga10 dicembre 2016
Research TeamLEE Charmaine Anne (Project Coordinator)
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