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CONFERIMENTO DI AZIONI IN SOCIETÀ E VIOLAZIONE DEL PATTO DI PRELAZIONE

Ciò che rende particolarmente interessante il tema della presente ricerca è la valutazione di come le possibili sanzioni conseguenti alla violazione del patto di prelazione debbano/possano applicarsi al caso tutt'affatto singolare che l'atto dispositivo illegittimo sia il conferimento di azioni in una nuova società.In termini generali, e dunque indipendentemente dalla considerazione del contenuto dell'atto dispositivo, parte della giurisprudenza (sia pure sotto il vigore delle norme novellate) si è orientata nel senso dell'inefficacia assoluta del trasferimento in violazione del patto di prelazione, in quanto nullo. Altri preferisce ritenere valida l'alienazione, sebbene inopponibile (in forza dell'efficacia erga omnes della clausola statutaria) al soggetto cui spetta la prelazione, nonché alla società: in caso di violazione della clausola, cioè, la società, a motivo della riferita violazione, non potrebbe procedere all'iscrizione nel libro dei soci dell'acquirente. Secondo una certa dottrina, invece, l'opponibilità della prelazione al terzo acquirente, nei termini sopra chiariti, implicherebbe che colui il quale abbia acquistato in spregio alla clausola di prelazione sia addirittura soggetto a riscatto. Ciò posto, si è pensato allora di compiere qualche riflessione ulteriore su questi argomenti, osservando se e come queste prospettazioni generali subiscano modifiche o aggiustamenti in dipendenza del fatto che l'atto dispositivo compiuto in asserita violazione della prelazione statutaria sia non già una 'vendita', ma il conferimento delle azioni in una società, eventualmente anche totalmente posseduta dal socio o dai soci conferenti e, dunque, senza ingresso di terzi nella nuova compagine.