Claudio AZZARA | Dispensa Le Crociate. di T. Indelli
Claudio AZZARA Dispensa Le Crociate. di T. Indelli
Tommaso Indelli.
Le crociate.
Uno dei fenomeni più caratteristici del Medioevo, strettamente connesso all’espansione demografica dell’XI secolo e alla Riforma gregoriana, fu quello delle crociate. Tradizionalmente le crociate sono otto, ma questo numero è puramente convenzionale perché, al di là delle più note, ve ne furono altre e nulla impediva ai crociati di partire per la Terra Santa senza un formale bando del papa o sotto il comando di un sovrano. Per crociata si intende una spedizione militare bandita dal pontefice, diretta verso i Luoghi Santi – Gerusalemme, Nazareth, Betlemme, in Palestina – e finalizzata alla loro liberazione dai Musulmani. Il crociato era cosi denominato perché portava sulle armi e sul vestiario una croce e godeva di particolari tutele giuridiche, riconosciute dal diritto canonico, quali la moratoria dei debiti, il diritto di passaggio, il diritto di non essere molestato da alcuno o di essere arbitrariamente arrestato. L’idea di crociata era strettamente associata a quella delle Indulgenze, al potere della Chiesa di attingere a un “Tesoro di meriti” costituito dalle opere di Cristo, della Vergine e dei Santi. In virtù di questi meriti, la Chiesa poteva rimettere le pene per i peccati di cui era necessario pentirsi con la confessione al sacerdote. La pena veniva rimessa, ma sostituita da un’opera meritoria – ad esempio la partecipazione alla crociata – di cui il credente doveva assumersi l’onere. La crociata può, a buon diritto, essere definita un “pellegrinaggio armato”. Ben presto i teologi ritennero ammissibili non solo crociate d’Oltremare contro i Musulmani, ma anche crociate in Europa contro eretici e scismatici o per convertire popoli “pagani” come gli Slavi. La prima crociata fu bandita da papa Urbano II nel corso del concilio di Clermont del 1095, al fine di liberare la Terra Santa dall’occupazione dei Turchi Selgiuchidi. Fu l’unica crociata a sortire successi militari significativi e durevoli. Alla spedizione non parteciparono i sovrani europei, né l’imperatore ma vi aderì il fior fiore della nobiltà feudale allettata dalla possibilità di fare bottino o di stabilirsi in Oriente. I nobili si misero in marcia nell’estate del 1096 e giunsero a Costantinopoli nella primavera dell’anno successivo. Tra i capi crociati sono da menzionare Ugo di Vermandois, Boemondo principe di Taranto, Raimondo IV di Saint-Gilles conte di Tolosa, Baldovino conte di Boulogne e il fratello Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena. Assieme a loro viaggiava il legato pontificio, Ademaro di Monteil, rappresentante del papa. I crociati vennero a sapere che prima del loro arrivo erano giunti a Costantinopoli molti pellegrini guidati da Gualtieri senz’Averi, un cavaliere spiantato, e da un fanatico religioso, Pietro l’Eremita. Costoro avevano messo su una vera e propria “crociata dei pezzenti” e, dopo aver compiuto violenze e saccheggi, l’imperatore d’Oriente li aveva fatti trasferire in Asia Minore dove erano stati massacrati dai Turchi. Raggiunta Costantinopoli, e dopo qualche difficoltà iniziale, i capi crociati giurarono fedeltà all’imperatore bizantino Alessio I Comneno (1081-1118) e promisero di restituire all’Impero tutti i territori conquistati dai Turchi. Passato il Bosforo, nell’estate del 1097 i crociati riportarono vittorie a Nicea e a Dorileo. Nel 1097 occuparono Edessa – attuale Urfa, in Turchia – e nel 1098 Antiochia, in Siria, ma si rifiutarono di cederle all’imperatore. Due capi crociati, Baldovino di Boulogne e Boemondo di Taranto si proclamarono, rispettivamente, conte di Edessa e principe di Antiochia e fondarono due stati totalmente autonomi dall’Impero bizantino. Proseguendo la marcia, i crociati arrivarono a Gerusalemme e dopo un lungo assedio, nell’estate del 1099, la espugnarono. Anche Gerusalemme non fu restituita all’imperatore, ma divenne la sede di un vero e proprio regno affidato a Goffredo di Buglione (†1100). L’espansione crociata continuò negli anni successivi. Vennero fondati il principato di Galilea e la contea di Tripoli, mentre il regno di Gerusalemme, che era il più vasto, inglobava S. Giovanni d’Acri, Tiro e Ascalona. Il re di Gerusalemme era il signore feudale di tutti gli altri principi crociati che erano tenuti al giuramento di fedeltà. I crociati esportarono nei loro principati le consuetudini feudali dell’Occidente e, per proteggere i pellegrini che si riversarono in Terra Santa, il Papato istituì confraternite di cavalieri che divennero veri e propri ordini religioso-militari. La formazione di questi ordini di “monaci-guerrieri” – Ospitalieri, Templari, Teutonici - autorizzati non solo a pregare, ma anche a combattere in difesa della fede e agli ordini del papa, si inserisce storicamente nel tentativo perseguito dal clero cattolico di disciplinare la violenza della feudalità, indirizzandola verso finalità etiche più alte o di tipo spirituale. Si trattava di cavalieri molto diversi da quelli laici perché soggetti a una regola monastica ricalcata su quella dei tradizionali ordini religiosi. La costituzione dei principati d’Oltremare guastò i rapporti tra i crociati e l’Impero bizantino che continuava a rivendicare la sovranità sui territori di Siria e Palestina. Nel 1144 Edessa fu espugnata dall’emiro turco di Mosul e Aleppo, Zengi (†1146), e così uno dei principati crociati cadde in mano musulmana. Il papa Eugenio III (1145-1153) bandì la seconda crociata il cui comando fu assunto dal re di Francia Luigi VII e dal re di Germania Corrado III. Nella predicazione della crociata si distinse il mistico e teologo cistercense s. Bernardo di Chiaravalle (†1153). I crociati non coordinarono bene le loro partenze tanto che a Costantinopoli arrivò prima Corrado e poi Luigi. Giunti in Asia Minore, furono attaccati dai Turchi e gravemente sconfitti a Dorileo nel 1147. L’anno successivo i crociati arrivarono a Gerusalemme, non mossero guerra all’emiro Zengi ma ripiegarono sull’emiro di Damasco, furono nuovamente battuti e la crociata si concluse senza alcun risultato proficuo. Nel 1154, il figlio di Zengi, Nur al-Din (1146-1174), prese Damasco e, unificata gran parte della Siria, nel 1171 si impossessò anche dell’Egitto sottratto ai Fatimidi dal generale curdo Saladino. Nel 1174 Nur al-Din morì e Saladino si proclamò sultano d’Egitto, rivendicò il possesso di tutti i domini del defunto e Damasco, Aleppo e Mosul caddero nelle sue mani. Restavano Gerusalemme e gli altri Luoghi Santi occupati dai crociati. Profittando delle difficoltà interne al regno di Gerusalemme, nel luglio del 1187 Saladino travolse i crociati nella battaglia di Hattin e in ottobre prese anche Gerusalemme. Estese il suo protettorato sulle città sante di Medina e La Mecca, controllando anche i traffici nel Mar Rosso. Papa Clemente III (1187-1191) bandì allora la terza crociata. La terza crociata è certamente la più nota perché vi parteciparono i sovrani più importanti dell’Europa del tempo: l’imperatore germanico Federico I Barbarossa, il re di Francia Filippo II Augusto e il re d’Inghilterra Riccardo I Cuor di Leone. Federico partì nel 1189, ma nel 1190 morì in Asia guadando un fiume. Filippo e Riccardo sbarcarono in Palestina agli inizi del 1191, ma il disaccordo tra i due era tale che il re di Francia se ne tornò in patria, lasciando a Riccardo la conduzione di tutta la crociata. Riccardo espugnò S. Giovanni d’Acri, occupata da Saladino, nel luglio del 1191 e poi mosse guerra al sultano. Sconfitto Saladino nella battaglia di Arsuf, nel 1192 firmò con lui la pace con cui si consentiva ai Cristiani il libero pellegrinaggio ai Luoghi Santi che, però, rimanevano sotto l’autorità del sultano. Il regno di Gerusalemme venne formalmente ricostituito - senza Gerusalemme, rimasta nelle mani dei Musulmani – e conservò solo alcune città costiere della Palestina, tra cui S. Giovanni d’Acri che ne divenne la nuova capitale. Poiché durante la crociata Riccardo aveva occupato Cipro - sottratta all’Impero bizantino - l’isola fu donata, col titolo regio, a Guido di Lusignano (†1194), vassallo di Riccardo. Negli anni successivi i re di Cipro, discendenti di Guido, portarono quasi ininterrottamente il titolo di re di Gerusalemme, rivendicando la sovranità sulla Città Santa. Nel 1198 il nuovo papa Innocenzo III (1198-1216) si affrettò a bandire la quarta crociata la cui direzione fu affidata a Baldovino IX, conte delle Fiandre. Altri capi crociati erano Bonifacio marchese del Monferrato, Ottone de la Roche e Goffredo di Villehardouin. La crociata fu preparata tra il 1199 e il 1201 e, nel 1202, circa 30000 uomini raggiunsero Venezia che si era assunta l’onere di armare la flotta con cui effettuare il trasporto dei crociati in Oriente. La meta era l’Egitto dove, morto Saladino nel 1193, gli era successo il fratello, il sultano al-Malik al-Adil (†1218), fondatore della dinastia degli Ayyubidi. Gli Ayyubidi controllavano anche la Palestina e Gerusalemme e i crociati intendevano colpirli nel cuore stesso dei loro domini. Quando il doge di Venezia, Enrico Dandolo (1192-1205), si accorse che i crociati non potevano pagare l’intera somma pattuita per l’allestimento della flotta e il trasporto, concesse una dilazione del pagamento purché mettessero a disposizione della Repubblica le loro armi per riprendere la città dalmata di Zara che, già possesso veneziano, era stata occupata dagli Ungheresi. I crociati accettarono e nel novembre del 1202 presero Zara che fu consegnata ai Veneziani, ma Innocenzo III fulminò con la scomunica i capi crociati e il doge che avevano espugnato una città cristiana. Intanto era giunto a Zara Alessio IV Angelo, figlio dell’imperatore bizantino Isacco II che, nel 1195, era stato deposto dal fratello Alessio III. Alessio IV promise ai crociati di pagare i loro debiti se avessero espugnato Costantinopoli e rimesso sul trono il padre. I crociati accettarono e, partiti da Zara, raggiunsero Costantinopoli nell’estate del 1203. Attaccata ed espugnata la città rimisero sul trono l’anziano Isacco II che si associò al trono il figlio Alessio IV. Quando i due imperatori dichiararono di non poter pagare i debiti dei crociati perché le casse del fisco erano vuote, i capi crociati decisero di espugnare nuovamente la città, di saccheggiarla e di imporvi un imperatore loro gradito. La Terra Santa era stata abbandonata al suo destino. Tra il 1217 e il 1221 si svolse la quinta crociata, bandita da papa Onorio III (1216-1227). Alla quinta crociata parteciparono Giovanni di Brienne (†1237), re di Gerusalemme, il margravio d’Austria e il re d’Ungheria Andrea II (1205-1235). I crociati presero Damietta, in Egitto, ma l’ostinazione a non trattare col sultano la liberazione dei prigionieri e la cessione della città, in cambio di Gerusalemme, si concluse con la loro sconfitta. La sesta crociata fu promossa dall’imperatore germanico Federico II (1198-1250) nel 1228. Benché scomunicato, il sovrano portò a termine l’impresa senza l’uso della forza e col trattato di Giaffa, siglato nel 1229 col sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil (1218-1238), ottenne la restituzione di Gerusalemme per dieci anni. I risultati della crociata non furono riconosciuti dal pontefice Gregorio IX (1227-1241) perché per il papa non era possibile trattare con i Musulmani, ma solo combatterli. La settima crociata si svolse tra il 1248 e il 1254 e fu la conseguenza della riconquista di Gerusalemme, nel 1244, da parte degli Ayyubidi. La crociata fu guidata dal re di Francia, Luigi IX il Santo (1226-1270). L’intensa religiosità del sovrano lo indusse a partecipare personalmente all’impresa, ma nel 1250 fu battuto nella battaglia di al-Mansura, in Egitto, dove perse il fratello Roberto di Artois. Catturato dai Musulmani, Luigi fu rilasciato dietro pagamento di un copioso riscatto procurato dalla moglie Margherita di Provenza. Il re di Francia si trattenne in Palestina fino al 1254, quando ritornò in patria. L’ottava crociata, organizzata da Luigi IX, si svolse in Tunisia nel 1270. Da lì il re intendeva attaccare l’Egitto, ma l’impresa non riuscì e si risolse in un disastro. Durante l’assedio di Tunisi, infatti, scoppiò una pestilenza e Luigi vi trovò la morte. Nel 1250, con la morte del sultano al-Malik al-Salih, si estinse la dinastia ayyubide e il potere in Egitto fu assunto dai Mamelucchi. Si trattava di schiavi convertiti all’Islàm, in gran parte di etnia turca o di provenienza europea e circassa, che servivano nelle milizie del sultanato ayyubide. Sotto i sultani Baybars (1260-1277), Qalawun (1279-1290) e Al-Ashraf (1290-1293) la nuova dinastia avviò una tenace opera di conquista dei territori ancora in mano ai crociati. I Mamelucchi occuparono progressivamente tutta la Palestina, la Siria e, nel 1291, S. Giovanni d’Acri, capitale del regno di Gerusalemme. I Mamelucchi portarono i confini del sultanato fino all’Eufrate e ogni speranza - per l’Occidente cristiano - di recuperare la Terra Santa svanì definitivamente.
Per approfondire:
- Russo, I crociatiin Terrasanta. Una nuova storia (1095-1291), Carocci, Roma 2018.
- Tyerman, L'invenzione delle crociate, Einaudi, Torino 2000.
- Tyerman, Le guerre di Dio. Nuova storia delle crociate, Einaudi, Torino 2017.