Claudio AZZARA | Dispensa Le monarchie nazionali, di T. Indelli
Claudio AZZARA Dispensa Le monarchie nazionali, di T. Indelli
Tommaso Indelli
Le monarchie nazionali del Basso Medioevo.
Nel Basso Medioevo i sovrani europei avviarono, nei rispettivi regni, un processo di ricomposizione territoriale e di centralizzazione politico-amministrativa che portò alla formazione di apparati burocratici abbastanza sviluppati e alla progressiva limitazione dei poteri dei signori feudali. Fu riservata agli ufficiali regi la competenza sui reati di sangue, di sedizione o su quelli che prevedevano la pena di morte – la cosiddetta “alta giustizia” – mentre i tribunali signorili conservarono la “bassa giustizia”, il potere di sanzionare reati minori. Anche le città furono inquadrate nell’apparato amministrativo regio e la loro autonomia fu limitata, ma parzialmente riconosciuta con il rilascio di apposite carte di franchigia. Si andò consolidando, intorno alla corona, un embrionale sentimento di appartenenza nazionale in seguito alla fusione progressiva di genti e culture diverse presenti nei singoli regni. I sovrani europei, inoltre, iniziarono a considerarsi indipendenti dall’autorità universale del papa e dell’imperatore.
In Spagna il processo di ricomposizione territoriale andò di pari passo con quello della lotta ai Musulmani che occupavano il territorio iberico. All’inizio dell’XI secolo la situazione politica spagnola vedeva la contrapposizione tra il califfato musulmano e i regni cristiani di Aragona, Castiglia e León. Nel 1085 Alfonso VI il Valoroso (1065-1109) re di Castiglia e León - da poco unito alla Castiglia – prese Toledo, dove fissò la sua capitale e riportò alcune significative vittorie sui Musulmani grazie all’esperienza del comandante del suo esercito, Rodrigo Diaz de Vívar, detto El Cid Campeador, eroe per eccellenza dell’epica iberica. Nel 1109, morto Alfonso VI, gli successe il nipote Alfonso VII il Buono (1109-1157). In Aragona, il re Alfonso I il Battagliero (1104-1134), dopo aver sottratto ai Musulmani Saragozza, vi trasferì la capitale del regno e i suoi successori incorporarono anche il territorio della Catalogna che divenne un dominio della corona aragonese. Sulla costa atlantica sorse il nuovo stato iberico del Portogallo, sotto il governo di Alfonso I il Conquistatore (1128-1185). Nel 1212 papa Innocenzo III bandì una crociata contro i Musulmani di Spagna e ciò spinse gli stati cristiani a formare una coalizione che il 16 luglio dello stesso anno, a Las Navas de Tolosa, sconfisse gli “infedeli” e mandò in pezzi il sultanato. Iniziò una vera e propria riscossa dei regni iberici e una serie di fortunate campagne militari portarono la Castiglia a occupare Cordova, Murcia, Jaén e Siviglia, mentre l’Aragona occupò le Baleari e Valenza. La Spagna fu così liberata, tranne le propaggini meridionali dove si costituì il sultanato di Granada.
Nel 1066, in Inghilterra, dopo la morte del re anglosassone Edoardo III il Confessore scoppiò la guerra per la successione. Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia e cugino di Edoardo III, sbarcò in Inghilterra e il 14 ottobre 1066 sconfisse e uccise il pretendente Aroldo del Wessex nella battaglia di Hastings. A dicembre fu incoronato re d’Inghilterra nell’abbazia di Westminster. Il duca di Normandia, dopo aver represso alcune rivolte, avviò un programma di riorganizzazione amministrativa del regno. A livello locale istituì gli sceriffi, ufficiali responsabili di funzioni di polizia, della riscossione delle tasse e dell’amministrazione della giustizia. Istituì lo Scacchiere, ufficio dell’amministrazione centrale che si occupava della riscossione delle imposte, dei bilanci e della giustizia tributaria. Al fine di rendere più efficace la riscossione delle tasse, il re normanno tra il 1085 e il 1086 dispose un censimento generale che portò alla redazione di un catasto noto come Domesday Book o “Libro del giudizio”. Nel 1087 Guglielmo morì e gli successero, nell’ordine, i figli Guglielmo II (1087-1100) ed Enrico I (1100-1135). Quando Enrico morì nel 1135 gli successe la figlia Matilde (†1167), non riconosciuta dai nobili inglesi che gli preferirono il cugino Stefano di Blois. Scoppiò la guerra tra Matilde e Stefano che si concluse nel 1154, con l’ascesa al trono di Enrico II (1154-1189), figlio di Matilde. Enrico fu il primo esponente della dinastia inglese dei Plantageneti. La dinastia era d’origine francese perché il padre di Enrico era Goffredo V il Bello (†1151) conte di Angiò, appartenente a una delle più prestigiose famiglie della feudalità di Francia. Goffredo era detto “il Plantageneto”, dalla pianta di ginestra riprodotta nella simbologia araldica familiare. Salito al trono, Enrico II si trovò al vertice di un regno immenso comprendente, oltre all’Inghilterra, i feudi di Normandia, Angiò, Maine, Turenna e Limosino, ereditati dai genitori e formalmente dipendenti dal re di Francia di cui il re inglese era vassallo. Nel 1152 Enrico aveva sposato la nobile francese Eleonora d’Aquitania (†1204) che gli aveva portato in dote il ducato d’Aquitania, vastissimo feudo collocato nella parte sud occidentale della Francia. Per queste ragioni, i re inglesi plantageneti si trovavano in una condizione particolare poiché erano pienamente sovrani in Inghilterra, ma vassalli dei re francesi per i possedimenti detenuti in Francia. Come vassalli erano tenuti a obbedire al loro signore, pena la confisca dei feudi. Quando Enrico II emanò a Clarendon, nel 1164, una serie di norme che limitavano i privilegi dei chierici, tra cui il privilegio di essere giudicati dai tribunali vescovili, l’arcivescovo di Canterbury, Tommaso Becket rifiutò di giurare e sottoscrivere le disposizioni, scomunicò il re e fuggì in Francia. Tornato in Inghilterra, dopo la riappacificazione con Enrico, Becket fu assassinato il 29 dicembre del 1170 e il sovrano fu scomunicato dal papa. Morto Enrico nel 1189, gli successero i figli Riccardo I Cuor di Leone (1189-1199) e Giovanni I Senzaterra (1199-1216). Quest’ultimo scese in guerra contro il re di Francia Filippo II Augusto (1180-1223), fu sconfitto e perse tutti i feudi inglesi in terra francese. I baroni si ribellarono a Giovanni e il 15 giugno del 1215 lo costrinsero a concedere la Magna Charta Libertatum. In questo documento venivano riconosciute e garantite le libertà fondamentali dei nobili e dei sudditi di condizione libera, dei borghi, dei porti e delle città del regno, ma non dei servi. Giovanni morì nel 1216 e gli successe il figlio Enrico III (1216-1272). Ad Enrico III successe Edoardo I (1272-1307) che sottomise il Galles e nel 1295 convocò il primo parlamento inglese articolato nella camera dei Lord e nella camera dei Comuni.
La Francia, tra il XII e il XIII secolo, fu interessata da un importante processo di consolidamento delle sue strutture amministrative. Ne furono artefici Filippo II Augusto (1180-1223) - che partecipò con Riccardo Cuor di Leone alla terza crociata – e il nipote, Luigi IX il Santo. Nel 1259 Luigi siglò con Enrico III d’Inghilterra il trattato di Parigi con cui il sovrano inglese rinunciava a ogni pretesa sui feudi posseduti in Francia, tranne una piccola parte del ducato d’Aquitania denominata Guienna.
In Germania, nel 1152, alla morte di Corrado III di Svevia, gli successe come re il nipote Federico I Barbarossa. Federico era deciso a restaurare l’autorità imperiale in Italia, dove i comuni avevano progressivamente usurpato le “regalie”, cioè le potestà pubbliche - guerra, tasse, giustizia - di cui solo il potere imperiale poteva disporre. Nel 1155 Federico fu incoronato imperatore dal papa e nel 1158, a Roncaglia, vicino Piacenza, convocò una dieta in cui riaffermò i superiori diritti imperiali e invitò i comuni alla sottomissione e al pagamento dei tributi. Nel 1167, i comuni italiani reagirono promuovendo una vasta alleanza che prese il nome di Lega lombarda. Nel 1176 l’imperatore scese nuovamente in Italia deciso ad affrontare l’esercito della Lega, ma fu sconfitto a Legnano e nel 1183 fu costretto a stipulare la pace di Costanza. In base al trattato, Federico riconobbe ai comuni l’esercizio delle regalie in cambio del pagamento di un tributo e del giuramento di fedeltà delle magistrature comunali, mentre le città italiane si impegnarono a corrispondere all’imperatore e al suo seguito il fodro ossia ospitalità e vettovagliamento. Alla morte di Federico I, nel 1190, gli successe il figlio Enrico VI cui subentrò, nel 1197, Federico II di Svevia. Nel 1273, estinti gli Svevi, fu eletto imperatore Rodolfo I d’Asburgo (1273-1291). Rodolfo fu il primo degli Asburgo a diventare imperatore e apparteneva a un lignaggio tedesco prestigioso, originario dell’Argovia, nell’odierna Svizzera. Nel 1356, l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1347-1378), consapevole che l’Impero si identificava ormai con la Germania, decise di attuare alcune modifiche istituzionali ed emanò la Bolla d’oro di Norimberga, con cui si stabilì che il re di Germania eletto da sette principi elettori – gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri, il duca di Sassonia, il conte del Palatinato, il margravio del Brandeburgo e il re di Boemia – era di per sé imperatore anche senza l’incoronazione del papa. In virtù di tali mutamenti istituzionali, invalse l’uso di definire il Sacro Romano Impero come “Sacro Romano Impero della Nazione Germanica”, a significare che tale entità statale era limitata al solo territorio tedesco.
In Francia, dopo il regno di Filippo III l’Ardito (1270-1285), figlio di Luigi IX, salì al trono Filippo IV il Bello (1285-1314). Tra il 1294 e il 1303 Filippo fu in guerra con l’Inghilterra e, data la necessità di reperire risorse finanziarie, decise di tassare il clero francese violando le sue tradizionali immunità. Questa politica provocò un serio conflitto col papa Bonifacio VIII (1294-1303), difensore dei privilegi petrini. Il papa emanò alcune bolle pontificie e intimò al re di Francia di rispettare le immunità della Chiesa e, nel 1302, con la Bolla Unam Sanctam, riaffermò l’autorità assoluta del pontefice nella sfera temporale, in quanto vicarius Christi. Filippo IV decise di reagire e nel 1302 convocò a Parigi, per la prima volta, gli Stati Generali, sorta di parlamento in cui erano rappresentati i tre ordini di Francia – clero, nobiltà e terzo stato (borghesia) – dove dichiarò il papa eretico e scismatico, meritevole di rimozione e giudizio da parte di un concilio da riunirsi in Francia. Nel 1303, prevedendo la scomunica, Filippo inviò in Italia un esercito che catturò Bonifacio ad Anagni, ma la ribellione del popolo costrinse i Francesi a ritirarsi, consentendo al papa di tornare a Roma dove morì poco dopo. Poiché la sede papale era vacante Filippo IV impose l’elezione a pontefice di Clemente V (1305-1314) e l’obbligò a soggiornare ad Avignone, in Provenza, dando inizio a un lungo periodo di permanenza dei papi e della curia pontificia in Francia, noto come “Cattività avignonese”. Il soggiorno in Francia dei pontefici terminò nel 1377 quando Gregorio XI (1370-1378), settimo papa avignonese, decise di tornare a Roma.
Nel 1328, il re di Francia Carlo IV (1322-1328) morì senza discendenti e gli Stati Generali designarono, come sovrano, il cugino Filippo VI di Valois (1328-1350), nipote di Filippo IV il Bello. Il re d’Inghilterra Edoardo III (1327-1377) si oppose e, dato che era anche lui nipote di Filippo IV il Bello, rivendicò la corona di Francia. Cominciò la Guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra. Iniziate le ostilità, le cose volsero al peggio per i Francesi che furono battuti a Crécy, nel 1346, e a Poitiers, nel 1356. Le vittorie inglesi furono favorite dalla strategia militare e dal tipo di armamento basato sull’utilizzo massiccio delle fanterie di lancieri e alabardieri, ma anche di balestrieri e di arcieri. L’8 maggio del 1360 si arrivò alla pace di Brétigny con cui Edoardo III rinunciava a ogni pretesa sulla corona di Francia, sull’Angiò, Maine e Normandia, ma otteneva la piena sovranità su Calais e sull’Aquitania.
In Inghilterra, morto Edoardo III nel 1377, la corona passò al nipote Riccardo II (1377-1399). Nel 1399 Riccardo fu destituito e ucciso dal cugino Enrico di Bolingbroke, duca di Lancaster. Enrico divenne re col nome di Enrico IV (1399-1413) e si affermò un nuovo ramo della dinastia plantageneta, quello dei duchi di Lancaster. Ad Enrico IV successe, nel 1413, il figlio Enrico V (1413-1422), che diede maggiore impulso alla guerra. Nel 1415 sbarcò in Francia e sbaragliò i Francesi ad Azincourt e il 21 maggio del 1420 si arrivò alla pace di Troyes. Il trattato stabilì che alla morte del re di Francia, Carlo VI (1380-1422), il regno di Francia sarebbe passato al figlio che Enrico V di Lancaster avrebbe avuto da Caterina di Valois (†1437), figlia del re francese. Nel 1422, dopo la morte di Enrico V e di Carlo VI, si aprì una delle pagine più oscure della storia dei rapporti tra Francia e Inghilterra. A Enrico V successe Enrico VI - che fu proclamato “re di Inghilterra e di Francia” - ma il figlio di Carlo VI di Francia, il futuro Carlo VII, rifiutò gli accordi di pace e rivendicò il trono. La situazione si sbloccò nel 1429 con l’arrivo di Giovanna d’Arco al castello di Chinon, residenza di Carlo. La fanciulla lorenese sosteneva di essere latrice di un messaggio divino per il futuro re di Francia che si lasciò persuadere della veridicità delle visioni e acconsentì a porla alla guida delle truppe, ma senza un incarico ufficiale. L’8 maggio del 1429 Orléans fu liberata dall’assedio inglese e qualche mese dopo, il 17 luglio, Carlo fu incoronato re di Francia nella cattedrale di Reims col nome di Carlo VII. Il 24 maggio del 1430 Giovanna fu catturata dai Borgognoni e venduta agli Inglesi, fu istruito un processo farsa contro la Pulzella che, accusata di eresia, fu condannata al rogo il 30 maggio del 1431. Nel 1450 gli Inglesi furono battuti a Formigny e nel 1453 a Castillon. Cacciati dalla Francia, conservarono solo Calais ma scontri sporadici proseguirono fino al 1475, quando il trattato di Picquigny concluse formalmente il conflitto.
Non solo la Francia, ma anche l’Inghilterra fu travolta dalla guerra. Nel 1422, morto Enrico V di Lancaster, il trono passò al figlio Enrico VI che presentava segni di squilibrio mentale. Date le circostanze, nel 1453 fu nominato dal Parlamento inglese Lord protettore del regno Riccardo di York. Il reggente, congiunto del sovrano, apparteneva al ramo dei duchi di York della dinastia plantageneta. Nel 1455 i circoli di corte tentarono di esautorarlo e scoppiò la guerra civile, detta “delle due Rose” dai blasoni delle due casate che si affrontarono, una rosa bianca per gli York e una rosa rossa per i Lancaster. Privato della funzione di Lord protettore, Riccardo di York scatenò la guerra contro la fazione che lo avversava, guidata da Margherita d’Angiò (†1482), moglie di Enrico VI. Vittorioso a Saint Albans riebbe il titolo di Lord protettore ma nel 1460 la guerra riprese e, a Northampton, Riccardo sconfisse i Lancaster ma fu ucciso, a Wakefield, poco tempo dopo. La guida della fazione yorkista fu assunta dal figlio Edoardo che sconfisse i Lancaster a Towton, nel 1461, prese Londra e si fece incoronare col nome di Edoardo IV. Enrico VI di Lancaster fu imprigionato nella Torre di Londra e quando nel 1471 i suoi sostenitori tentarono di rimetterlo sul trono furono battuti dagli York a Barnet e Tewkesbury ed Enrico fu giustiziato. Nel 1483, morto Edoardo IV, gli successe il figlio Edoardo V sotto la tutela dello zio paterno Riccardo, duca di Gloucester, che assunse il titolo di Lord protettore. Riccardo però ambiva al trono e dopo aver fatto trasferire nella Torre di Londra il nipote e il fratello Riccardo li fece uccidere e si fece re. Nel 1485 scoppiò nel paese una vasta insurrezione guidata da un nuovo pretendente, Enrico Tudor (†1509), imparentato con i Lancaster. Il 22 agosto del 1485 Riccardo III fu ucciso nella battaglia di Bosworth Field, Enrico Tudor si fece incoronare, prese il nome di Enrico VII e diede origine alla dinastia Tudor. Alla fine del XV secolo, anche nella penisola iberica si avviò un complesso processo di unificazione nazionale da cui sarebbe scaturito il regno di Spagna. Il 19 ottobre del 1469, a Valladolid, furono celebrate le nozze dell’erede al trono d’Aragona, Ferdinando, con Isabella erede al trono di Castiglia e León. Quando Isabella divenne regina di Castiglia e León nel 1474 associò al potere il marito che si comportò allo stesso modo con lei nel 1479, quando divenne re d’Aragona. Tra il 1482 e il 1492 Ferdinando II e Isabella I condussero una lunga guerra contro il sultanato di Granada che si concluse con la sconfitta del sultano e l’annessione dell’Andalusia alla Castiglia. Il processo di Reconquista e unificazione nazionale era ormai completo e, per cementarlo, i sovrani si videro costretti a espellere gli Ebrei nel 1492 e i Musulmani nel 1502, a meno che non avessero accettato il battesimo. Tra il 1500 e il 1503 Ferdinando occupò il Mezzogiorno d’Italia sottraendolo agli Aragonesi di Napoli e nel 1506, morta Isabella (†1504), assunse il potere anche in Castiglia e León. Nel 1512 occupò la Navarra e nella penisola iberica solo il Portogallo conservò la sua indipendenza.
In Germania, morto l’imperatore Federico III, gli successe il figlio Massimiliano (1493-1519) che nel 1508 assunse il titolo di “imperatore romano eletto”, a dimostrazione del fatto che non occorreva più la formale incoronazione del papa. Massimiliano I d’Asburgo fu a tutti gli effetti un sovrano a cavallo di due epoche. Uomo del Medioevo, per l’esaltazione dei valori cavallereschi e il fervore religioso, uomo del Rinascimento, per il suo amore per l’arte così forte da indurlo a scrivere opere in versi e in prosa. Nel 1477 Massimiliano aveva sposato Maria (†1482), duchessa di Borgogna, che gli aveva portato in dote le Fiandre, l’Artois, la Franca Contea e l’Hainaut. Dopo aver ampliato l’Impero, Massimiliano perseguì una politica matrimoniale volta a consolidare il prestigio degli Asburgo. La figlia Margherita sposò il principe delle Asturie Giovanni, figlio di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Il figlio Filippo il Bello, arciduca delle Fiandre, sposò la sorella di Giovanni, Giovanna “la Pazza” e nel 1504, alla morte della regina Isabella, fu incoronato re di Castiglia e León assieme alla moglie. Morì improvvisamente nel 1506 e Giovanna fu destituita dal padre, Ferdinando II d’Aragona, che assunse la reggenza in Castiglia e León. Nel 1516, alla morte di Ferdinando II, Carlo I d’Asburgo (†1558), figlio di Giovanna e Filippo, fu incoronato re di Spagna e nel 1519, alla morte di Massimiliano, fu eletto, col nome di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero. La potenza degli Asburgo aveva raggiunto il suo apice e Carlo V a buon diritto poteva essere definito signore di un Impero su cui “non tramontava mai il sole”.
Per approfondire:
Ph. Contamine, La Guerra dei Cent’anni, Il Mulino, Bologna 2007.
- Piccinni, I mille anni del Medioevo, Bruno Mondadori, Milano 1999.
- J. Taylor, Giovanna d'Arco e la guerra dei cent'anni, Bruno Mondadori, Milano 2010.